UnDeR the StarRy Sky

una finestra sospesa tra le nuvole e le stelle

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TitAnO: AtmOsfEra Di ViTa



Tra i più massicci corpi rocciosi del Sistema Solare, Titano, la più grande luna di Saturno, presenta aspetti fisici e morfologici assolutamente peculiari che ne fanno uno dei mondi extraterrestri di maggiore interesse.

E’ l’unico satellite nel sistema solare a possedere una atmosfera densa su un corpo roccioso. L’atmosfera è costituita per la maggior parte (oltre il 94%) da azoto e metano (5%), con piccole percentuali di composti organici.


Nell’alta atmosfera il metano e le molecole di azoto sono separate dalla luce ultravioletta del Sole, i fotoni energetici spezzano i legami del metano estraendo idrogeno e altri frammenti.
Mentre l’idrogeno scappa dall’attrazione gravitazionale del satellite, i radicali cominciano a formare idrocarburi superiori che, essendo meno volatili, precipitano al suolo, arricchendo la bassa atmosfera di sostanze organiche che si differenziano al variare della quota, creando quegli strati di diversi colori che risultano visibili nell’immagine.
I radicali rimasti possono combinarsi a formare idrocarburi più pesanti che precipitano verso il suolo formando, in tal modo, una atmosfera stratificata.









Sono proprio questi idrocarburi a creare la caratteristica foschia color arancio che nasconde la superficie del satellite alla vista.


La pressione in superficiale è metà di quella terrestre, per un sesto dell’attrazione gravitazionale e una temperatura al suolo però estremamente bassa, che raggiunge i 97K. La bassa attrazione gravitazionale è resposnabile dell’atmosfera molto espansa che ricopre per uno strato di 600 km la superficie rocciosa, costituita soprattutto di ghiaccio sporco.








I recenti risultati dell’esplorazione di Titano evidenziano la presenza sul suolo di zone erose, probabilmente letti di fiumi e bacini, mentre le rivelazioni radar hanno mostrato la presenza di grandi bacini sotto la superficie.


L’esplorazione di Titano è stata da sempre al centro delle ambizioni delle missioni spaziali Americane e le prime immagini di questo satellite furono prodotte dal passaggio ravvicinato della sonda Voyager I, deviata appositamente dalla sua traiettoria.

Ma è le Missione Huygens- Cassini, una collaborazione tra stati uniti ed europa, ad essere finalmente in grado di cominciare a svelare, per la prima volta, i segreti di questo mondo alieno.











La sonda ha raggiunto Saturno nel luglio del 2004 per poi passare ad appena 1200 km dalla sua superficie il 26 ottobre di quell’anno. Nell’anno successivo è stato quindi sganciato il modulo da terra Huygens, ed è proprio questo che ci consentirà di svelare i molti misteri di Titano.

Il primo problema da mettere a fuoco quando si parla di ricerca di vita in ambienti extraterrestri è la definizione stessa del concetto di vita. La definizione data dalla Nasa nel 1994, sebbene ancora discussa, è generalmente accettata: la vita è un sistema chimico in grado di evolvere per selezione naturale, in modo darwiniano, ovvero un sistema che non solo è in grado di riprodursi ed evolvere, ma che possiede un programma interno che dirige l’evoluzione. Al di là di qualsiasi ambiguità insita in ognii definizione, il problema reale è che attualmente conosciamo un’unica espressione di vita, quella terrestre.

La vita, così come si ci presenta sulla Terra, è principalmente basata sul carbonio, che è in grado di formare legami covalenti con altri elementi abbondanti, come l’idrogeno l’azoto ecc, in modo da costituire molecole complesse, le quali possono organizzarsi insieme e andare a formare prima monomeri e poi polimeri. E’ necessaria inoltre la presenza di acqua liquida che, agendo come solvente, è l’ambiente ideale per catalizzare e favorire le reazioni tra le molecole prebiotiche ed è indispensabile per la vita così come la conosciamo.
Tentando di liberarci da quello che viene definito lo sciovinismo del carbonio e dalla ristrettezza del nostro punto di vista, basato sull’unico dato osservativo disponibile, possiamo generalizzare le richieste sull’esistenza della vita.

Un sistema candidato ad ospitare uno spontaneo proliferare della vita non può essere all’equilibrio termodinamico, ovvero è necessaria una fonte di energia, e deve essere presente un solvente in fase liquida, in modo da accelerare le reazioni chimiche che possono sfruttare e convertire l’energia disponibile, non necessariamente acqua, ma, ad esempio, anche ammoniaca o gli idrocarburi.

Diversi tipi di composti si trovano in forma liquida a diversa distanza dal Sole nel nostro Sistema Solare, e potremo ragionevolmente pensare che è il tipo di liquido a guidare i processi chimici che potrebbero costituire i fondamenti per una forma di vita esotica.


Un sistema candidato ad ospitare uno spontaneo proliferare della vita non può essere all’equilibrio termodinamico, ovvero è necessaria una fonte di energia, e deve essere presente un solvente in fase liquida, in modo da accelerare le reazioni chimiche che possono sfruttare e convertire l’energia disponibile, non necessariamente acqua, ma, ad esempio, anche ammoniaca o gli idrocarburi.
Diversi tipi di composti si trovano in forma liquida a diversa distanza dal Sole nel nostro Sistema Solare, e potremo ragionevolmente pensare che è il tipo di liquido a guidare i processi chimici che potrebbero costituire i fondamenti per una forma di vita esotica.



Nel 2004 fu proposta per la prima volta l’idea che gli idrocarburi liquidi su Titano potessero essere la base per una forma di vita alternativa, e in particolare per una forma di vita basata sul metano che consumasse sia i composti organici che l’idrogeno presente nell’atmosfera di Titano, con l’idrogeno molecolare in grado di svolgere lo stesso ruolo dell’o2 nel nostro pianeta, dove gli organismi sono in grado di estrarre energia bruciando ossigeno. Così come il prodotto di scarto per questo tipo di metabolismo è l’anidride carbonica e l’acqua, su titano potrebbe essere il CH4.

Le molecole organiche che si trovano sulla superficie di Titano, come l’acetilene soprattutto o l’etano o le molecole organiche solide, potrebbero rilasciare energia se reagissero con l’idrogeno per formare metano, ma per avere questo tipo di reazioni è necessario un catalizzatore chimico, o, in alternativa, un sistema biologico.

I risultati della sonda Huygens hanno mostrato che sulla superficie il terreno risulta umido di metano mentre il satellite Cassini ha identificato tramite radar la presenza di grandi oceani estesi di metano liquido ai poli di Titano.

Così come la vita sulla terra risulta diffusa perché lo è il solvente, ovvero l’acqua, anche una forma di vita di questo tipo su titano risulterebbe diffusa su tutta la superficie del satellite, e ciò fornirebbe un dato osservabile, ovvero una diminuzione di idrogeno sulla superficie e di acetilene ed etano nell’atmosfera.
Essendo diffusa, la vita avrebbe un grosso impatto sull’ambiente, producendo anche delle variazoni stagionali con effetti osservabili. Risulterebbe quindi possibile testare la possibilità che questo tipo di vita esista su Titano.

Mentre la mancanza di etano ed acetilene nella regione atmosferica rispetto a quella predetta è un fatto ormai accertato è proprio di questi mesi la scoperta operata dalla sonda Huygens di un flusso di idrogeno molecolare verso la superficie, che sembra suggerire la presenza effettiva di una reazione chimica che opera tra questi elementi sul suolo di titano.

La Terra primordiale doveva possedere una atmosfera piuttosto spessa con presenza di acqua e dei composti organici che sappiamo essere essenziali per la vita come la conosciamo.
Alcune di queste sostanze hanno un’origine non chiara e potrebbero essere state portate sul pianeta tramite impatti con planetesimi ghiacciati rimasti nel Sistema Solare.
Una parte di queste sostanze potrebbe essere stata portata sul pianeta dagli impatti con planetesimi.
Titano, il cui aspetto attuale è caratterizzato dalle stesse proprietà, ci permetterebbe di spiegare le caratteristiche delle circostanze sulla terra primordiale che hanno dato origine alla vita, dal momento che sulla terra l’erosione ha cancellato i primi 500 milioni di anni di storia del nostro pianeta, ovvero proprio il momento cruciale in cui dovrebbe essere cominciata la vita.Titano ci fornisce una visione attuale delle condizioni dell’esperienza di miller uray.

Esaminando le sorgenti di h2, o, n2 e ch4, e supponendo, in modo abbastanza fondato, che siano le stesse su Terra e Titano, troviamo in effetti plausibile l’ipotesi di arricchimento tramide bombardamento da planetesimi.

L’atmosfera su Titano è fredda: si passa da 94 K all’equatore per raggiungere i 190 K sulla stratosfera, dove arrivano i raggi UV del Sole e le particelle accelerate del vento magnetico solare. Un’atmosfera di questo tipo produce naturalmente delle nubi, che sarebbero costituite da metano. I composti più pesanti che si formano precipitano e alimentano qui fiumi e quei bacini che la sonda Cassini ha rilevato sulla superficie.
Si ha quindi un cambiamento di fase dello stesso composto, principalmente il metano,triggerato dall’energia solare, cioè presente un vero e proprio ciclo idrologico attivo.

Il ruolo di uno smog organico è invece più interessante, infatti se il percorso di produzione di molecole organiche su Titano : fotolisi nell’atmosfera superiore, produzione di aerosol e precipitazioni sulla superficie - fosse stato seguito sulla terra, sarebbe stato un ottimo modo per portar composti prebiotici negli oceani terrestri.


Uno studio stringente in questo senso potrebbe essere quello di analizzare il rapporto isotopico di deuterio e idrogeno o dei vari composti in modo da poter verificare l’affinità con il pianeta Terra.
Per quanto riguarda la presenza di una chimica prebiotica nei bacini di metano liquido è indispensabile andare a studiare con i luoghi in cui questi processi dovrebbero avvenire, ed è già prevista una nuova missione NASA che lancerà un veicolo simile al lander con la capacità però di approdare sui laghi di metano liquido. I prossimi anni saranno quindi cruciali e potrebbero portarci a una nuova comprensione del concetto stesso di vita.

GaLaCtiC!

A volte ho la sensazione che la fisica sia la casalinga della natura.
Si occupa di fare pulizia, mettere in ordine, etichettare ogni aspetto della natura e posizionare correttamente ogni fenomeno all'interno dello scomparto giusto. Tiene i conti della casa, ripartisce i contributi tra i diversi principi, toglie polvere dagli angoli e fa luce nei luoghi più bui.

In realtà, al di là delle complicazioni più o meno evidenti, e dei troppi pregiudizi, la fisica si basa su concetti estremamente semplici, intuitivi.

L'Universo, ad esempio, è un sistema economico, che cerca di ottenere sempre le massime prestazioni ai minimi costi - in gergo tecnico potremo dire che l'Universo è un sistema molto entropico.

Questo è evidente nella vita di tutti giorni, una moneta che ci cade dalla tasca finisce a terra, e bisogna fare uno sforzo per riprenderla, proprio perché per la moneta essere a terra, o nel tombino, o giù nella fogna, o sul fondo del mare, significa trovarsi a un livello via via più basso di energia.
Uno dei concetti di base della fisica è che ogni cosa evolve per minimizzare la propria energia.

E' un concetto che guida la storia delle stelle, che possono essere viste come dei poderosi motori in grado di trasformare materia in energia, che vivono in un delicato equilibrio, per garantirsi la massima efficienza.

E' un concetto che vale perfino per le galassie - sistemi gravitazionali che arrivano a contenere fino a 100 miliardi di stelle come il Sole, nonostante si tratti di oggetti celesti completamente differenti e nonostante l'Universo ce ne mostri una così pittoresca varietà.

E allora le galassie sono gli strumenti con cui l'Universo intero riesce a consumare la propria massa per produrre energia - produrre energia vuol dire dissiparla, e quindi portarsi allo stato di energia più basso disponibile.



Le galassie possono essere di forma ellittica, se nascono dal collasso simmetrico di stelle già formate,
o a spirale, se invece nascono dal collasso non dissipativo del gas, che poi darà luogo a delle intense fornaci di creazione stellare:


In entrambi i casi la forma della galassia dipende dalla sua capacità di perdere energia nel momento in cui nasce, e dal bisogno costante che l'energia in avanzo immagazzinata al suo interno possa pian piano essere rilasciata. Perfino una forma così complicata, come i bracci della spirale, è dovuta all'esigenza della galassia di trascinare gas verso la periferia, in modo da liberare l'energia intrappolata durante l'epoca di formazione.

Ma allora perché tanta meravigliosa varietà, perchè nessuna galassia ha la forma di un'altra? Perchè la loro vita è movimentata, le galassie si incontrano, urtano, danzano, si fondono ...





... ognuna ha la propria storia individuale, un suo racconto.

E il coro delle loro voci ci dice chi siamo.







Un nuovo meraviglioso evento organizzato per le scuole!!!



SpAceTeLleRs

Mercoledì 16 sono stata al Planetario di Roma per l'evento "Spacewalkers", l'incontro con i due astronauti Nasa Scott Altman e Mike Massimino, protagonisti della missione ATLANTIS per la riparazione dello Hubble Space Telescope - in fondo ho messo il video del lancio -e l'astronauta italiano Paolo Nespoli, che sicuramente conoscerete - è andato in videoconferenza con Napolitano dalla stazione spaziale internazionale - anche per lui ho postato un video molto carino.


Nella sala circolare del Planetario non c'è una direzione preferenziale, così gli astronauti, nelle loro divise azzurre, chiacchieravano andando avanti e indietro, raccontando qualche episodio della loro vita, del tempo speso nella difficile e durissima preparazione per la missione e della vita a bordo. Per questo li ho chiamati: spacetallers.
E anche perchè:
"Se trovo chi ha inventato il termine passeggiate spaziali, lo ammazzo - ha detto Nespoli - Per 11 ore trascorse nello spazio, un astronauta ne passa almeno altre 4 per entrare e uscire dalla tuta e fare tutti i controlli dei meccanismi di funzionamento della tuta ... è tutt'altro che una passeggiata! Senza considerare che per muoversi, quando si è nello spazio, bisogna fare dei piccolissimi e leggeri movimenti delle dita, altrimenti si rischia di essere rimandati all'indietro dalle reazioni vincolari ".
Senza contare che l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. Ci sono degli schermi che consentono agli astronauti di ripararsi nel caso di intense radiazioni provenienti ad flares solari, e il moto dei grandi detriti o degli asteroidi può essere previsto in modo molto dettagliato. Ma ci sono comunque piccoli frammenti che viaggiano nello spazio ad alta velocità e sono praticamente invisibili da Terra, che possono causare seri danni allo shuttle ed essere fatali per un astronauta.
A volte invece è la missione che può avere degli imprevisti, come nella fase della sostituzione dello spettrografo dell'Hubble Space, in cui un'operazione di svitamento, provata e riprovata mille volte a terra, non è riuscita e il povero Mike ha dovuto staccare la maniglia con la bruta forza! :)

Senza fare una cronaca dettagliata, posso dire che l'incontro è stato davvero entusiasmante! Questi uomini sfidano i limiti umani, dedicando se stessi a una missione così importante, il recupero del più straordinario occhio - l'unico oltre l'atmosfera terrestre - per l'astronomia moderna, che riesco a catturare la luce delle galassie più lontane. Sono ingegneri con un master degree al MIT, uomini altissimi, intelligenti, coraggiosi, e divertenti, disponibili, gentili, con un talento innato nel trasmettere il proprio entusiasmo. Sarà perché devi nascerci potenziale astronauta, nel senso che devi mettere insieme talenti mentali, fisici e una dedizione assoluta, una fortissima determinazione, ma davvero l'ammirazione e l'emozione che suscitano queste persone è indescrivibile :)


Sono ultrafelice di averli conosciuti!



Il Capitano Altman

L'astronauta che è stato più tempo nello spazio : Mike Massimino


E lo straordinario Paolo Nespoli:

con me e Damiano.












... verso la fine dell'anno internazionale dell'astronomia.

Giovedì 10 il I degli eventi organizzati da SCIENZIMPRESA, la nostra associazione culturale

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Giovedì 17, oltre l'astrolunch di Donato, vorrei andare qui.


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CoSmoLoGia vs CoSmoGoNia.


In accordo con wikipedia, la cosmologia è la scienza che indaga l'universo "nel suo insieme", cercando di spiegarne l'origine e l'evoluzione. E' la parola "scienza" in questa definizione a giustificare la presenza di un corso di cosmologia nel mio piano di studio. Ma si tratta davvero di una scienza?
Cosmologia è una parola di origine greca, che unisce la parola Kòsmos, "ordine", e la parola Logos, "discorso", ma nel corso della storia è andata a denotare idee e concezioni completamente differenti, che sfociano in miti, religioni e infine nella filosofia. Nei libri o su internet si trovano dei percorsi che rintracciano l'evoluzione che le diverse teorie cosmologiche hanno avuto nel tempo, fino a trovare una crisi (prima con la rivoluzione copernicana, poi nel paradosso di olbers ecc), che ha deviato la cosmologia dal binario della mera speculazione intellettuale e l'ha portata nell'accogliente bacino della scienza. Cosa straordinaria! Perché l'idea di poter applicare il metodo scientifico - il criterio oggettivo dell'esperimento - per rispondere alle domande fondamentali della vita è davvero una promessa miracolosa.
Il primo uomo che ha sollevato lo sguardo verso il cielo stellato e il cosmologo di oggi vogliono rispondere entrambi alla stessa domanda: chi siamo? da dove veniamo?
Ma la scienza può davvero arrivare a tanto? Possiamo tracciare un limite netto e distinto tra l'ambizione dello scienziato e il desiderio comune alla condizione umana?
A questa domanda sento di poter dire di sì ( e non è un caso che studio astrofisica), ma bisogna porre dei caveat.

La cosmologia, intesa come disciplina scientifica, si basa su questo:

CMB_ILC_Map75.jpg

l'immagine a microonde del fondo di radiazione cosmica ( CMB) preso dalla Nasa/WMAP, ovvero su un ben preciso dato sperimentale, e su un principio di modestia, secondo il quale l'universo non si mostra a noi in maniera differente rispetto ad ipotetici osservatori collocati altrove.
Se assumiamo questo principio - semplice assicurazione che l'universo non complotti appositamente contro di noi - questa straordinaria immagine scattata qualche anno fa ci dice che la cosmologia è davvero una scienza. Mettere un rivelatore a microonde in orbita intorno alla Terra per misurare la radiazione che proviene dall'universo primordiale è "l'esperimento".
L'esperimento è il confronto finale del modello.
Ma qual è il modello proposto dalla cosmologia moderna?
Uno scienziato, tipicamente, spera di realizzare una teoria in grado di autosostenersi. Questo requisito è così fondamentale per un modello scientifico che, in pratica, non è mai stato soddisfatto. Perfino la teoria newtoniana, che sembrava. fino a un paio di secoli fa, predire perfettamente tutti i fenomeni fisici osservabili, chiama in causa un deus ex machina, il sistema di riferimento inerziale. Questo problema era così grave che Einstein non riusciva a dormirci la notte, e ha speso trent'anni della sua vita per scrivere quel capolavoro del pensiero umano che è la teoria della relatività generale.
Un giovane fisico che si trova, al terzo anno di università, a studiare la relatività generale non può che innamorarsene, perchè la sua ansia di completezza e di autoconsistenza sembra finalmente appagata ( o almeno in misura ben maggiore rispetto alla fisica classica).
Ma qui non si tratta solo di chiacchiere, non stiamo facendo filosofia. La teoria della relatività generale permette il funzionamento del gps, il calcolo della precessione delle orbite dei pianeti con una precisione da capogiro e tutta una serie di altri eventi per i quali la meccanica classica falliva miseramente.
Questo non significa che la teoria della relatività generale sia l'ultima, che sia vera. Il metodo scientifico non aspira alla scoperta della verità, piuttosto vuole ottenere un modello quanto più generale possibile che gli permetta di spiegare i fenomeni osservati e di fare previsioni. Fin tanto che la teoria è in grado di soddisfare questi requisiti resta valida.
La cosmologia usa la teoria della relatività generale per fare previsioni dell'universo "nel suo insieme", approssimato a un fluido ideale omogeneo ed isotropo. Questo è il suo starting point.
Dopo di che finisce con l'incapparsi in una serie di gravissime problematiche, tant'è che è indispensabile ricorrere a un fenomeno detto inflazione. L'inflazione, causata da un potenziale scalare ( e di potenziali scalari se ne ipotizzano tanti ma nemmeno uno è stato trovato - restiamo in attesa della scoperta del bosono di higgs), risolve una serie di complicazioni e sembra addirittura in grado di predire esattammente la quantità di elio che si osserva oggi nell'universo (ma che sappiamo misurare con estrema difficoltà). D'altra parte restano dei problemi molto seri, come la necessità di introdurre un'energia del vuoto (la famosa costante cosmologica) sulla cui natura non si ha la benché minima idea, o, per andare ancora più terra terra, il fatto che metà della massa prevista non si trovi !
Personalmente, anche l'idea di un "inizio", del Big Bang, mi disturba alquanto, e preferisco fare l'occhiolino alle teorie stringhiste per le quali, in fin dei conti, quello che è successo prima dell'inflazione non ha poi molta importanza.
Insomma, la cosmologia parte davvero da un punto di vista scientifico, ma mi sembra che per strada rischi di sfociare in un vero e proprio racconto mitico dell'origine, con tanto di divinità cacciate fuori dal cilindro.
Ecco perché non amo particolarmente la cosmologia ...
eppure, man mano che procedo, non posso fare a meno di sentire l'eccitamento.
La voglia di capire dov'è il bandolo della matassa.


Finché non saremo in grado di dare una sbirciata al fondo stocastico di onde gravitazionali, l'unico indizio possibile è segretamente conservato nel cuore delle galassie.


FiGlia deLle SteLle E di Ciò ChE eSse NoN RiVelaNo

Quando le persone guardano per la prima volta una stella al telescopio restano deluse. Un puntino luminoso, anche attraverso quella scatola magica, resta un puntino luminoso. Io stessa, quando ho comprato il MeadeLX90, volevo uno strumento che mi consentisse di guardare "oltre" le stelle, uno strumento in grado di raccogliere, con il suo largo occhio, la luce proveniente da un'altra galassia.
Eppure quanto sono evasive le stelle, come celano bene i loro misteri!
Davvero non sono altro che astri ridondanti sulla sfera del cielo, contati e ricontati solo dagli innamorati?

Fin da bambina amavo chiamarle per nome, come fossero parte della mia famiglia, come fossero vecchie amiche a cui confidare i miei segreti, che mi guardavano da lontano con occhio benevolo. Anche nella notte più buia, se potevo alzare per un attimo lo sguardo al cielo, ero felice. E' un'abitudine che non ho mai perso, quella di guardare in alto. ( Mi uscirà la doppia nuca come nelle vignette di lupo alberto?? )

Ora però ho altri punto di vista.
Posso vederle come poderosi macchinari - ognuno costruito con pezzi e condizioni iniziali individuali, ognuno con il proprio percorso da compiere,- ma sempre e comunque in grado di trasformare, nel modo più efficiente possibile - materia in energia. Perpetuamente sospese sull'orlo di un equilibrio precario tra le immense spinte della combustione nucleare al loro interno e l'azione della gravità, cederanno ora alle une ora all'altra solo per poter compiere quell'unico straordinario percorso che le porterà nella condizione di minima energia.

Nell'ambito della vita di una stella, l'accidente dell'esistenza umana è un volo di farfalla.
Però mi chiedo: come ci vederebbero le stelle? Immagino come caotica e piena di sprechi sembrerebbe loro la nostra vita.
Sarebbe bello se potessimo vivere almeno per un milionesimo della vita di una stella. Allora potremo percepire semplicemente con lo sguardo il continuo mutamento del cosmo.

Sono contenta di potermi ancora permettere queste fantasie non da scienziata :)



"...
Mastica e sputa
da una parte il miele
mastica e sputa
dall'altra la cera

mastica e sputa
prima che metta neve
ho visto Nina volare
tra le corde dell'altalena

un giorno la prenderò
come fa il vento alla schiena
luce luce lontana
che si accende e si spegne

quale sarà la mano
che illumina le stelle
mastica e sputa
prima che venga neve .."

il menù di ieri

tra una stella cadente e l'altra, ho rifatto amicizia col cielo, scoprendolo a poco a poco con il mio meade lx90.

il cielo non è in bianco è nero, ma è coloratissimo e splendente

Albireo: una stella doppia costituisce l'occhio della costellazione del cigno, alta allo zenit. Il contrasto cromatico, invisibile a occhio nudo, risulta nitidissmo al telescopio




Doppio ammasso del Perseo. Abbiamo atteso un pò, ma alla fine è sorta anche la costellazione dell'eroe greco, figlio di Zeus e fondatore di Atene. Qualche stellina soltanto rivela quello che al telescopio si mostra come una vera città di stelle!
Alla fine della nottata, con gli occhi abbagliati dalla luce delle stelle, siamo anche riusciti a scorgere l'abitante celeste più lontano che si possa scorgere con i nostri occhi: la Galassia di Andromeda, appena un'opaca macchiolina di luce nel mio telescopio, ma se ci potessimo avvicinare apparirebbe immensa ...

Una spirale gigantesca a 2900 000 anni luce da noi che danza insieme alla nostra Via Lattea al centro del gruppo locale, la periferia di universo che abitiamo.

agguanta la Luna! - serata osservativa e picnic lunare

chi è interessato lasci un commento e io lo contatterò

eventi!

Luglio di questo 2009 anno internazionale dell'astronomia è dedicato alla Luna!
Sono passati 40 anni da quando il piede di Neil Armstrong impresse la sua impronta nel solo lunare, quel mitico 20 luglio 1969!



Comincio a segnalare qualche primo evento interessante:
"Dalla Terra alla Luna", Galileo, Roma e le Vie dell'Astronomia.

Hawaian Starlight

Uno dei molti buoni motivi per studiare le stelle...


40 anni sulla LUNA

Questo mese ho svaligiato le edicole. Sarà perchè ho fatto su e giù di continuo tra Roma e Salerno, ma ho comprato una quantità pazzesca di fumetti Disney. Vero è che fanno bene alla salute, però restano ingombranti.
La piacevole sorpresa, sfogliando il volumetto di raccolta de I Grandi Classici Disney, è stato trovare un'intera sezione dedicata all'anniversario dell'allunaggio con la proposta di rilettura di alcune avventure degli amici paperi con protagonisti proprio i viaggi sulla Luna.
Sì, i primi esseri vivienti a sbarcare sul nostro satellite non siamo stati noi, bensì un topo e un cane, ovvero Topolino e Pippo, lanciati in orbita almeno con un anno di anticipo.
E non c'è da meravigliarsi se loro sono in grado di aggirarsi per il suolo lunare senaz scafandri nè tute, perchè la fisica abituale non vale per questi straordinari personaggi. Ed ecco che allora i nostri eroi sventano i piani criminali del solito recidivo Gambadilegno, il quale ha la brillante idea di dipingere di nero la luna per far dispetto a tutti i romantici e gli innamorati, e ricattare gli scrittori di canzonette d'amore. Oppure si trovano ad aver a che fare con un popolo di abitanti lunari simili ad eta beta ma con un carattere ...molto più interessante. Sono alieni accoglienti e cordiali un momento, assassini e brutali l'attimo dopo : lunatici, insomma!
Ogni avventura lascia col fiato sospeso ... in assenza di bombole di ossigeno!
Eppure qui e lì' sono lanciate piccole informazioni interessanti, come la distanza Terra Luna, il fatto che Pippo pesi sulla Luna un sesto di quanto pesa sul nostro pianeta, il punto in cui l'attrazione gravitazionale della Terra e della Luna si equivalgono, la velocità di rotazione terrestre e perfino l'applicazione del principio di inerzia.

Per fortuna più in là i nostri personaggi impareranno che per andare nello spazio è indispensabile una giusta attrezzatura !
E ancora una volta sconfiggeranno il cattivo di turno, un piccoletto che interferisce in tutti i segnali radio terrestri utilizzando i satelliti ECHO per vendicarsi della sua bassa statura.

Nonostante tutte le "licenze poetiche",
ho letto questi fumetti con vero godimento.
Non si deve mai fare l'errore di sottovalutare la fantasia e il dviertimento, perfino nell'imparare.

Time of theory

Forse non bisogna essere degli studiosi per chiedersi che cosa sia il tempo e se esso abbia mai avuto un'orogine. Ecco perchè martedì scorso c'era tanta gente all'incontro con G. Veneziano. O forse è come dice Gabriele, e la gente è attratta solo da titoli altisonanti ed esoterici. Teoria delle stringhe è certamente un nome affascinante, evocativo, per un evento pubblico. Specialmente per chi, come me, non ha mai imparato ad allacciarsi per bene le scarpe.

Fatto sta che la sala del planetario era piena,e il centinaio di persone ospitate sono rimaste fino alle 23 a sentire tutte le domande che venivano poste a questo fisico teorico italiano che ha gettato la base fondamentale della moderna teoria delle stringhe, ambizione alla teoria del tutto.
Sì, le stringhe, le corde vibranti, gli anelli di energia primordiale, sono i candidati ideali per riuscire lì dove Einstein ha fallito: la rimozione dell'inizio, la realizzazione del pensiero completo, dell'universo elegante, por dirla come B. Greene ( anche lui ospite dell'evento ieri presso l'Auditorium parco della musica).
Eppure nella conferenza, nell'incontro con il pubblico, qualcosa è mancato. Non è stata trasmessa quell'insaziabile bisogno di ordine e di comprensione, che spinge a creare teorie sempre più complete, non è stato trasmesso il lavorio di questi ultimi anni verso la realizzazione di una meta che non ha altro scopo dell'appagamento del pensiero.
Mi rendo conto che non è un'impresa facile dare un'idea di cosa si intenda con questa String Theory- tanto che B. Green ha dovuto scriverci un intero libro -, ma raccontare tutta la storia dell'universo in 30 minuti mi sembra davvero un azzardo.
Ma sono stata incredibilmente felice di parteciparvi. Ho rivisto il museo astronomico e la sala azzurra del planetario e incontrato le persone che in quel periodo frenetico ed esaltante sono state guide, amici, colleghi.

bLoG Di

bLoG Di

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