UnDeR the StarRy Sky

una finestra sospesa tra le nuvole e le stelle

RoUtInE


Mi sveglio e metto a fare il caffè. Nel frattempo lavo i piatti ammonticchiati nel lavello dalla sera prima, riempio la tazza di cereali e mi preparo la colazione. Controllo la posta e, ovviamente, FB. Dopo di che si aprono i libri e comincia la giornata. La sera telefonata da casa, cena, si chiudono i libri e si accende lo streaming, con i drammatici risultati che questo blog testimonia.

A volte però la routine si spezza e mi concedo quello che chiamerei i miei lussi emozionali.

Sono sdraiata a terra sui sanpietrini di largo argentina, scivolata sul fango. Mare e Giò si precipitano verso di me, ma per fortuna non mi sono fatta nulla e proseguiamo la nostra corsa.

Ma com'è cominciata?

Sono in aula 28, a studiare le orbite delle stelle in potenziali non simmetrici, allegramente: quando chiuderò i libri si aprirà una splendida serata. Ma ecco che arriva una telefonata, è Mare che mi annuncia di avermi comprato i biglietti per il teatro argentina ...

Ma com'è cominciata?

Ho 16 anni ed è la prima volta che partecipo a un concorso di narrativa. Quando mi dicono che ho vinto comincio a chiedermi quale sia il premio e alla fine mi ritrovo sul palco del Verdi a ricevere una busta con una quindicina di libri nuovi feltrinelli. Alcuni li ho già letti, perciò vado in libreria a cambiarli: prendo l'Isola del Tesoro, il Giornalino di Giamburrasca e Bartleby.
Ha una copertina verde, il Bartleby, e poco spessore, così lo sorbisco in fretta, entusiasta nel fervore della scoperta .

Ma com'è cominciata?

Dal teatro sbuca una fila infinita, che si espande serpentina oltre l'angolo, a perdita di vista. La folla preme sull'ingresso, impaziente. Scoccano le 21 e finalmente si entra, prendiamo posto nella platea ed aspettiamo che le luci si spengano. Ecco che nel teatro vuoto appare un uomo vestito di rosso con un lungo strascico, è lui, Daniel Pennac.

Ma com'è cominciata?

Sul palco un telo bianco e pile di libri, unica scenografia per l'unica protagonista: la voce. E' la voce di Daniel Pennac che legge, anzi interpreta, anzi recita il Bartleby, quel misterioso libro di Melville sulla smarrita umanità. La sua voce si presta ad ogni sfumatura del testo, e avvince e sforza la mente in pensieri che non vorrebbe avere, in domande che non vorrebbe porsi, ma è lì, l'interrogativo, ti tiene in tensione, prigioniero fino all'ultima pagina.





E dire che solo ventiquattro ore prima Daniel improvvisava insieme a Stefano Benni la storia di Giobbe sul palco, raccontandosi come scrittore e ancora più raccontando la scrittura. E dire che solo ventiquattro ore prima si è messo a canticchiare una canzone popolare in lingua corsa ...




Ma com'è cominciata?

Poche ore dopo ci saremmo viste per andare al concerto, perciò non mi aspettavo che ci saremmo sentite, non mi aspettavo che avrei incontrato Pennac, non mi aspettavo che avrei sentito parlare ancora di un libricino letto tanto tempo fa.

Il concerto non è un concerto qualunque. E' la PFM, e non la pfm qualsiasi. E' la PFM che canta LA BUONA NOVELLA, lo straordinario album che mi ha fatto conoscere Fabrizio De Andrè (grazie Mare!!!), lo straordinario album che racconta il vangelo con quella smisurata sensibilità profondamente umana di Faber ... Certo, libera dai vincoli della registrazione, la PFM si è presa spago, ci ha messo del suo, ci ha messo di nuovo, riarrangiando tutte le canzoni, ma il risultato è stato un'incontro di due ore con la musica di qualità più assoluta, con la poesia vivente fatta di parole, note, immagini, sinestesie ...

Ed eccomi a urlare CELEBRETION in piedi nel mezzo del Teatro di Roma, a pogare su Impressioni di Settembre e a ballare a braccietto sul ritmo frenetico di Volta la carta.







Ma com'è cominciata?

La lettura è finita e Pennac ha lasciato il palco, ma noi ci precipitiamo all'uscita dei camerini senza nemmeno guardare a dove mettiamo i piedi - ed ecco che mi trovo stesa per terra. Pennac esce molto tempo dopo, annunciato da un gruppetto insolito, a capo del quale c'è Alessandro Baricco. Raccatto il mio coraggio e mi avvicino all'eroe letterario della mia adolescenza - quando nutrivo ancora velleità di scrittore - ... e gli chiedo l'autografo - ovviamente per poi passarlo sul certificato di nozze ;) .
E Pennac mi disegna un omino che grida VIVA LAURA sulla prima pagina di Signor Malaussene!

Ah, Bartleby! Ah, umanità!






Questi sono i miei lussi, i privilegi dell'anima che danno peso e sostanza all'esistere, come una chiacchierata a notte fonda tra amiche, un libro nuovo sul comodino, la misura della differenza di peso tra gatta sveglia e gatta addormentata sulla mia pancia, bere un tè bancha, scrivere gli appunti con i pennarelli a colori, estrarre la probabilità che una ragazza ecuadoriana in serbia metta i sub alla soap giapponese entro una notte, abbinare gli stivali alla camicia nuova, guardare l'otello a teatro, camminare a zig zag in sincrono con uno sconosciuto mimo francese, inventare il mio personaggio di ars magica, visitare una mostra alle dieci di sera ...

e mi tengo le cose migliori per me ;)


P.S.

(chiedo scusa per eventuali citazioni, ma sono una lettrice piuttosto distratta)







1 commenti:

Anonimo 16 febbraio 2010 alle ore 08:06  

Non ho ben capito com'è cominciata!
Qualcuno avrebbe detto:"signora lei è una donna piuttosto distratta."
Spesso le cose migliori diventano tali proprio tenendole per se, quindi continua pure con le citazioni.
E poi altrettanto spesso ci si dimentica di com'è cominciata ricordando solo com'è finita... e tutto cio' che sta nel mezzo?!
Ma si, meglio vivere sotto un cielo stellato!

A.A.

bLoG Di

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