10 anni dopo
Qualche settimana fa, in un insensato folle e meraviglioso venerdì santo, raccattando gente ubriaca in mezzo alla strada dopo un fantastico reading e cantando le canzoni di raffaella donà con coretti e strani balletti stipati in 5 in una 500, si discuteva del piacere singolare e ineguagliabile che dà leggere qualcosa di sè davanti a un pubblico.
Sono passati 10 anni ma quell'emozione la ricordo bene: le persone intorno, agitate, indaffarate, spazientite, le persone che erano lì da ore e per ben altri motivi, all'improvviso, fecero silenzio.
Scese il silenzio, rapido, dolce, cristallizzando intorno alla prima parola del mio racconto.
Eravamo nella palestra di una scuola elementare, un palco improvvisato, un microfono, e la mia voce di sedicenne che parlava d'amore.
E uomini, e donne, e ragazzini e perfino bambini, silenziosamente, ascoltavano.
Sono davvero passati 10 anni, ma mi è venuta voglia di rileggermi, di riascoltare quel racconto che ha vinto un premio da niente e mi ha dato un'emozione che vale una vita.
Eccolo qui.
(Abbiate pietà, avevo davvero solo 16 anni).
Lo Stormo
10 anni dopo (continua)
addii
le nostre anime
dovendosi lasciare
non subiscono frattura
ma espansione
come metallo fuso
forgiato
in una lama sottile
come bracci di un solo compasso
- l' uno fermo, immobile, costante
l'altro che gira intorno -
uniti, in contatto,
anche se il foglio dovesse essere così grande
così lontano
da fuggire lo sguardo
e il tempo...
molti anni fa lessi una poesia, non ricordo di chi fosse e come fosse intitolata... ricordo solo queste immagini, lontane, e mi sono tornate in mente in questi giorni, ripensando ai troppi addii che una vita è costretta a contemplare.
Vivendo qualcosa si perde sempre, continuamente, come a ricordarci che nulla ci appartiene veramente, che non siamo altro che rapide comparse su questo vasto palcoscenico del mondo - lampi di vita - esistenze labili come nuvole.
E se non credi nella vita eterna, se non credi in un ritorno finale, se non credi di poter riprovare, ricominciare,rivivere, resta solo la disperazione...
oppure
... l'anima si espande, si allunga, si assottiglia, si frantuma che quasi perde la sua connotazione eppure rimane identità, ogni frammento perso nello sguardo di chi hai incontrato, di chi hai amato. Non il ricordo, ma vita, vita in forma composita, oltre la morte, almeno fin dove abbiamo lasciato un segno.
Se nel momento in cui scompariamo potessimo guardare un secondo indietro, al nostro addio, allora forse avremo la misura esatta di ciò che siamo stati, del nostro contributo al mondo.
Citando Tsuda, "L'amore è qualcosa che si espande".
Una marea che si contagia da corpo a corpo, da anima ad anima e si allontana e si protrae finché non si può più prevedere il suo effetto, la sua forza...
come la carne, il sangue e le ossa passano dai genitori ai figli, da cellula a cellula, così l'amore passa di cuore in cuore, attraverso una rapida carezza o attraverso i valori e gli ideali dell'educazione, e permane, perdura, eterno e invincibile.
E se mi volto a salutare le persone che ho amato e che sono scomparse dalla mia vita, sento che ancora mi appartengono, che ciò che mi hanno trasmesso passerà attraverso di me a coloro che amerò ancora...
L'amore è l'unica fede in cui credo.
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Ciao, Zio.
...in queste domeniche
In queste domeniche di desolata umanità
quando ogni cosa è silenzio
e i confini sono ombre
si vive di speranze.
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