che tu sia per me il coltello
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romanticismo giapponese in planetario
quando fuori fa freddo e alle 7 è già notte, e il tuo cervello arranca nella speranza di ricordare le parole di un professore a lezione, mentre la lavatrice gira e la stanza impallidisce sotto le luci artificiali, c'è sempre qualcosa che puoi fare.
IL MURO
Dei tuoi giorni d’infanzia
solo il muro rimane
oltre un cielo senza ritorno
che riempie d’erba e di crepe
i sassi.
Quale sogno rincorro cercando
nei tuoi occhi l’ombra dei boschi,
il sale della pesca sotto le lanterne
nell’alba grigia d’estate
sulla pelle?
Terra sotto i calcagni
nelle tue corse di ragazza
dai capelli corti
e i pochi giocattoli fatti di legno
nascosti tra le onde del grano.
Appartiene anche a me quel giorno
quel sole schiuso sul tuo sorriso bambino
l’attesa di germoglio
che già mi preparava.
LaU, 2009
arCoBaLeNi
Eccomi di nuovo qui, nella capitale, nella stanza gialla tappezzata di piccole cose dimenticate, un cielo stellato portato da casa, una luna tutta nuova, una stella dipinta dalla liguria, un sole dal calendario di un'amica. Eccomi alla mia solitudine, nel grigio stinto di questo ottobre scosso dal vento, coi vetri macchiati di piogge su piogge. Resto al sicuro sotto la coperta di lana Lanarossa, fucsia verde e viola, che sa di pulito e del mio ammorbidente, a perdere tempo su internet e a guardare stupide fiction e sento come l'inverno...
ottobre
tornerò a scrivere, lo prometto. Nel frattempo sono troppo impegnata con areosol e mucolitici e a cercare di capire come una persona normalmente sana possa beccarsi la febbre tre volte in tre mesi.