Forse non bisogna essere degli studiosi per chiedersi che cosa sia il tempo e se esso abbia mai avuto un'orogine. Ecco perchè martedì scorso c'era tanta gente all'incontro con G. Veneziano. O forse è come dice Gabriele, e la gente è attratta solo da titoli altisonanti ed esoterici. Teoria delle stringhe è certamente un nome affascinante, evocativo, per un evento pubblico. Specialmente per chi, come me, non ha mai imparato ad allacciarsi per bene le scarpe.
Fatto sta che la sala del planetario era piena,e il centinaio di persone ospitate sono rimaste fino alle 23 a sentire tutte le domande che venivano poste a questo fisico teorico italiano che ha gettato la base fondamentale della moderna teoria delle stringhe, ambizione alla teoria del tutto.
Sì, le stringhe, le corde vibranti, gli anelli di energia primordiale, sono i candidati ideali per riuscire lì dove Einstein ha fallito: la rimozione dell'inizio, la realizzazione del pensiero completo, dell'universo elegante, por dirla come B. Greene ( anche lui ospite dell'evento ieri presso l'Auditorium parco della musica).
Eppure nella conferenza, nell'incontro con il pubblico, qualcosa è mancato. Non è stata trasmessa quell'insaziabile bisogno di ordine e di comprensione, che spinge a creare teorie sempre più complete, non è stato trasmesso il lavorio di questi ultimi anni verso la realizzazione di una meta che non ha altro scopo dell'appagamento del pensiero.
Mi rendo conto che non è un'impresa facile dare un'idea di cosa si intenda con questa String Theory- tanto che B. Green ha dovuto scriverci un intero libro -, ma raccontare tutta la storia dell'universo in 30 minuti mi sembra davvero un azzardo.
Ma sono stata incredibilmente felice di parteciparvi. Ho rivisto il museo astronomico e la sala azzurra del planetario e incontrato le persone che in quel periodo frenetico ed esaltante sono state guide, amici, colleghi.
Time of theory
Pubblicato da
Laura
domenica 28 giugno 2009
Etichette: Sharing Sky
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