Eccomi di nuovo qui, nella capitale, nella stanza gialla tappezzata di piccole cose dimenticate, un cielo stellato portato da casa, una luna tutta nuova, una stella dipinta dalla liguria, un sole dal calendario di un'amica. Eccomi alla mia solitudine, nel grigio stinto di questo ottobre scosso dal vento, coi vetri macchiati di piogge su piogge. Resto al sicuro sotto la coperta di lana Lanarossa, fucsia verde e viola, che sa di pulito e del mio ammorbidente, a perdere tempo su internet e a guardare stupide fiction e sento come l'inverno...
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arCoBaLeNi
Ma poi squilla il telefono. Al cellulare è Meri, la voce squillante, la voglia di sentirmi. Mi alzo dal letto, scuotendomi e mi affaccio alla finestra. Ed eccolo lì, il mio arcobaleno. Un arco immenso, che sfiora il soffitto del cielo, parte proprio davanti ai miei occhi, dalla casa di fronte, dietro i pioppi della piazza, e si solleva, ritto e splendente, fino alla metà del mondo, per poi scivolare sulla torre per le radiocomunicazioni nella pizza di tor vergata. Sopra il cielo nuvoloso -e anche un pò melmoso di smog - si stagliava limpido e splendente, con tutti e sette i colori (presto metterò le foto) : rosso, arancione, giallo, verde, indaco e violetto.
Mi sono vestita e sono uscita, a riappropriarmi delle piccole cose, la cortesia della gente del palazzo, la signora della lavanderia ecologica, con i suoi occhiali quadrati rosa, e il negozio di creatività con la vetrina multicolore e le donne indaffarate che si intravvedono nel fondo, intente a un'esperienza di decoupage tridimensionale, la solita palestra, un amico che non vedevo da tanto, la signora del ferramenta con il suo cane, il vento che scuote le cime dei pioppo davanti alla mia finestra.
e si fa sera ogni sera un pò prima
Le sfere gialle dei lampioni dietro i rami già spogli sfoltiti dal vento
la città già nuda oltre il buio della sera
e la sporcizia incollata sull'asfalato dagli scarti della pioggia
il mare trasformato in vago confine di nebbia
che sale fino alle cime delle colline
dove qualche faro lampeggia solitario
come luci di un presepe precoce
La radio è accesa e la strada fangosa
prende le sfumature di una sonata di schumann
l'odore di un altro settembre
di quando bambina ascoltavo
sdraiata sul letto dei miei genitori
i 5 soli canali della filodiffusione.
CiTtA'
Non oppone resistenza
Di nemmeno un colore
La città assediata
Nel grigio torpore
di muffa
Aspetta
- con le quattro finestre
spalancate alla ruggine
e le strade che la scavano tutta-
che cada la pioggia e la sciolga.
(LaU, 2004)
aRieTta SeTteMbRiNa