C'era una volta un blog. Lo crescevo distratta, come una pianta grassa sul davanzale del tempo libero, innaffiandolo poco e sperando cher nel frattempo tenesse duro. E c'era chi lo leggeva, gli amici che di tanto in tanto si lasciavano travolgere dalle mie improvvise e improvvisate follie, dai miei incanti, dalle mie immagini rozze eppure magiche strappate alla notte. Poi però ho deciso di chiuderlo, o come scrissi, di defenestrarlo. Avevo concluso un capitolo della mia vita, con la laurea triennale, e stavo per cambiare città, cambiare studi, cambiare università … Ho tirato i remi in barca, raccolto le energie e mi sono lanciata in questa nuova esperienza. E poiché l'ultimo combattivo anno di triennale mi aveva insegnato che per conseguire un obiettivo devi rimanere focalizzato, devi rinunciare agli abbellimenti, ai panegirici, alle futilità, al vagabondare della mente, e anche al vagabondare vero e proprio, ho deciso di rimuovere la piantina grassa dal mio davanzale, e chiudere del tutto la finestra. Ma una parte di me è rimasta sintonizzata cone un'antenna ai possibili cambiamenti d'aria, alle novità, a un qualche evento che modificasse questo modo un po' triste di pensare a me stessa e alla vita. Lì per lì ho creduto di poter mettere da parte la fantasia, l'esigenza di comunicare, la voglia di scrivere e raccontare, e restare Laura.
Ma poi ho vissuto un'esperienza straordinaria …
Non si ci può scindere, si deve rimanere tutti interi, anche se questo porta inevitabilmente a dei compromessi con la vita. Ed eccomi qui, a riaprire la finestra su qualche squarcio della mia vita, su questo cielo stellato che mi accompagna da sempre, come uno sguardo accondiscentente, o sul cielo limpido di quest'estate appena iniziata e carica di aspettative, una finestra luminosa per affacciarmi sul mondo.
Ah, ma voi volete conoscere l'esperienza straordinaria??
D'accordo, d'accordo. Immaginate … un cielo stellato. Sono monotona? D'accordo, ricomincio.
Immaginate una grande sala circolare, con le poltrone celesti e una grande cupola sovrastante, illuminata di azzurro. Accomodoatevi mentre una musica tipida vi accoglie e vi rilassa, e cominciate a respirare in un mondo che sembra allontanarsi da ogni altra cosa … lasciate che scenda il buio e la notte e la cupola si oscuri, colorandosi come il cielo a tramonto. E' allora che comincerete a sentire la mia voce, che vi racconta come gli astri si assecondino sulla volta del cielo, come essi siano diversi l'uno dall'altro, pieni di sfumature e colori che rivelano i loto segreti intimi, come essi ci hanno guidato nei secoli, dando volto a figure mitologiche, a battaglie epiche e a misteri formidabili …
Io stessa sono vittima di questo incanto, del trasporto; io stessa, stringendo il microfono con una mano e il puntatore con l'altra, spostandomi tra i punti luminosi e familiari sulla grande cupola buia, avvolta dallo stesso buio e dalla stessa musica, mi lascio trasportare dalla voce, dal racconto, e siamo tutti, per quel breve tempo, compagni di viaggio.
Improvvisare un racconto, in piedi, al buio, tra 40 persone, condividere la loro emozione, lo stupore, a volte anche la delusione, la curiosità, l'affascinamento... ecco la mia esperienza straordinaria.
Sono stata parte dello staff scientifico del Festival della Scienza, parte di un team affiatato, creativo e combattivo, messo insieme dal Planetario di Roma, e mi sodivertita davvero come una pazza!!!
Ma la cosa meravigliosa è stata essere me stessa, tutt'intera. E non è questa la felicità?
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