Il tempo naturale ha forse un'estensione circolare, un perpetuum, un percorso senza ragionevoli demarcazioni, men che meno quelle imposte dal calendario.
Eppure quando finisce un anno non si può fare a meno di trarre un bilancio, stimare le perdite e ponderare i successi. Ci si piega a questa autarchia dei numeri, inconsapevolmente, assaporando un anticipo di estinzione.
Il tempo scientifico però è lineare, si misurano intervalli, la differenza tra arrivo e partenza.
Questo è l'unico concetto di tempo assimilabile, concepibile.
Ed è in questo concetto che siamo immersi, abbandonando il cerchio per la retta, la natura per l'esperienza.
Così anch'io mi trovo alla fine del 2010 e all'inizio del 2011 con un fardello più pesante - uno zaino da svuotare e rifare.
Il 2010 è finito, finalmente. Perchè, a discapito di qualsiasi significato che si può attribuire a una data, ho aspettato che cambiasse cifra con profondo sollievo.
Putroppo però ciò che si è perso nel 2010, non si ritrova nel 2011. Sono perdite destinate a protrarsi per sempre, a rimanere ferite aperte, indimenticabili.
Diventa solo più facile conviverci, forse.
Il 2010 però è stato anche altro, perchè la vita maniente una saggezza tutta sua.
E' stato il citofono suonato all'improvviso in una giornata qualsiasi, di normale solitudine.
E le rose rosse.
E' stato l'incontro con Pennac e lo scontro per rincorrerlo.
E' stato il profumo del tè bianco e il sogno di un mondo lontano.
E' stato il mare. Il mare come testimone, il mare come altare.
Il mare nell'anima.
E' stato imparare una nuova prospettiva.
E' stato un bacio perfetto.
E' stato usare IDL e scoprire cos'è un Diagramma di Bailey.
E' stato imparare nomi di stelle invisibili a occhio nudo, stelle di un'altra galassia.
E' stato capire modi diversi di essere amici.
E' stato scoprire che la felicità è una questione soggettiva.
E' stato trovarti accanto a me.
what endS, what beginS
Pubblicato da
Laura
sabato 8 gennaio 2011
Etichette: mysky
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