Eccomi, sono qui.
Il Sole mi illumina, festoso, ed è come un calore sopito che risale formicolando attraverso la mia pelle e raggiunge la superficie, irradiando.
Sono tornata su questa piccola spiaggia, segnata dalle mie impronte di bambina, per riapprioparmi di ciò che stato. Sono già abbastanza adulta per guardare quei giorni come a un mistero.
Non è forse questo lo scoglio su cui mi arrampicavo, sbucciandomi le ginocchia, per tuffarmi nel mare?
L'acqua è verde, grigia, celeste, azzurra, smeraldo, gialla e quasi opaca. Riflette la roccia alta, che cela i nidi della procellaria e dei gabbiani nitidi. I fichi d'india carichi di frutti sembrano mani sporte in segno di saluto, tra i capelli fluttuanti dei rampicanti umidi, e le campanule blu dei morning glory.
Mi lascio galleggiare, ed è come avvicinare l'orecchio a una conchiglia. Posso sentire il fruscio vitale del mare, il suo respiro sereno e sopra i sobbalzi e i sospiri delle onde, e lo sciabordio lieve dell'acqua increspata dal mio corpo inerte. E' fredda e sublime.
Riconosco nel solletico sotto i miei piedi il lavorio sorpreso della bocca ad O di qualche pesciolino. Posso immergermi e nuotare a fianco dei pesciolini di scoglio, di pesci argentati, o trasparenti striati di nero, pesciolini minuscoli blu elettrico o grosse orate dall'aria socievole. Li seguo per disturbare il loro moto ordinato ma un attimo dopo sono già ricompattati, uniti in un ordine inaccessibile agli uomini,
Mi riapproprio di questi luoghi, come di un sogno dimenticato, tuffandomi a pesce da un piccolo scoglio, lanciandomi alla ricerca dell'acqua, del tempo, dei loro segreti.
Il vento mi coccola come una sua creatura. Forse ricorda di quando correvo, con le gambe lunghe tutt'ossa, con il gusto della sfida, o quando mi lanciavo dall'altalena all'apice del suo breve arco. Ricorda la creatura selvaggia che ero, quando la felicità era la scia di una stella cadente nella buia notte del mare aperto.
Ora di andar via, di lasciare ai gabbiani il loro dominio, le briciole dei picnic dei bagnanti, e i pesci stanchi a fior d'acqua.
Il viaggio ha il sapore di ritorno, ma anche dicendo addio alla mia piccola creatura selvaggia, è piacevole.
La luce non è che un velo opaco oltra il finestrino e le montagne arabeschi adornamenti dell'orizzonte.
una creatura selvaggia
Pubblicato da
Laura
lunedì 27 luglio 2009
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